Basilicata

Dissesto Cosenza, giudizio in Corte dei conti per Mario Occhiuto

Udienza in Corte dei Conti il 26 novembre, il senatore ed ex-Sindaco, Mario Occhiuto: «Default ereditato, cercammo di evitarlo»


LA PROCURA della Corte dei Conti, a un mese dalla prescrizione, ha chiesto l’avvio del procedimento nei confronti dell’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, della sua Giunta e dei revisori dei conti del periodo 2015-2018. A loro si contesta l’aver «contribuito» con le proprie condotte «gravemente colpose» al verificarsi del dissesto finanziario del Comune di Cosenza. Il giudizio, davanti al giudice monocratico, è fissato per il 26 novembre. Cosa rischiano ex amministratori e revisori di Palazzo dei Bruzi? Una sanzione pecuniaria (740mila euro in tutto, ripartiti in quote diverse in base alla retribuzione mensile e alla durata dell’incarico) e l’incandidabilità o incompatibilità per dieci anni. È la condanna che poche settimane fa è arrivata al sindaco di Castrovillari Lo Polito – che ora aspetto l’appello – per una vicenda abbastanza sovrapponibile al caso di Cosenza.

IL DISSESTO DEL COMUNE DI COSENZA, L’EX SINDACO MARIO OCCHIUTO E LA CORTE DEI CONTI

Il default finanziario del Comune di Cosenza è stato dichiarato cinque anni fa dal Consiglio Comunale, dopo la pronuncia della Corte dei Conti. I giudici contabili avevano accertato, per gli anni dal 2015 al 2018, il grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi del piano di riequilibrio adottato dall’ente nel 2013 per risanare le casse comunali. Facciamo un passo indietro, per capire, fino al 2011. È l’anno di insediamento di Occhiuto, primo mandato. Qualche mese dopo il voto arriva il monitoraggio della sezione regionale di controllo della Corte dei conti sul consuntivo 2010 da cui erano emerse «gravi irregolarità».

La Corte sollecita la dichiarazione di dissesto. C’è però un’alternativa: da poco, nella normativa, è stato introdotto il cosiddetto predissesto o piano di riequilibrio. Palazzo dei Bruzi sceglie questa strada. I risultati, dice però la Corte nel 2019, sono insufficienti, tanto rispetto al recupero dell’evasione fiscale (e alle altre misure previste per incrementare gli incassi), quanto della riduzione delle spese. I giudici, quindi, concludono per il dissesto, contestando anche la mancata quantificazione del disavanzo.

GLI AMMINISTRATORI COINVOLTI

Oltre all’ex sindaco e ora senatore Mario Occhiuto, il procedimento coinvolge gli ex assessori, in carica tra 2015 e 2018, Massimo Bozzo, Davide Bruno, Francesco De Cicco (attualmente assessore nella Giunta di Franz Caruso), Carmine Manna, Rosaria Succurro (oggi sindaca di San Giovanni in Fiore e presidente della Provincia), Luciano Vigna, Loredana Pastore, Matilde Spadafora, Carmine Vizza, Francesco Caruso e Michelangelo Spataro (questi ultimi due consiglieri oggi d’opposizione). Interessati poi anche i revisori dei conti Giovanni Filice, Salvatore Bianco, Teresa Stumpo, Nicola Barone, Francesco Segreti e Santo Torromino. L’udienza davanti al giudice monocratico è il ‘primo grado’, c’è poi il giudizio in Camera di Consiglio e le sezioni riunite.

LE REAZIONI

A dare la notizia del procedimento è stato, sui social, lo stesso Occhiuto. «Ciò che ci viene contestato – dice l’ex sindaco – non è il dissesto, ma il fatto che non sia stato possibile rispettare integralmente gli obiettivi del Piano di Riequilibrio, a causa di fattori esterni come la storica difficoltà nella riscossione dei tributi e l’enorme mole di debiti accumulati nel passato. Il nostro tentativo di risanare il bilancio senza dichiarare il dissesto dimostra l’impegno della mia amministrazione nel voler evitare ulteriori conseguenze negative per la città. Oggi, queste scelte ci presentano il conto». «Quello di cui ci accusano è di aver fatto di tutto per evitare tale dissesto risparmiando un disastro sociale alla comunità amministrata – dicono Francesco Caruso e Michelangelo Spataro –. Dovrebbero darci una medaglia per il coraggio».


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