Commessi e camerieri: “Lo sciopero è riuscito. Pressioni per fermarci”
ROMA — In piazza per una retribuzione giusta. Una piazza rossa, verde e azzurra non si vedeva da un bel po’ di tempo: ieri Cgil, Cisl e Uil hanno sfilato insieme in corteo a Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo per chiedere il rinnovo dei contratti del terziario, scaduti dal 2019. Commessi, banconisti, addetti alle mense, lavoratori alberghieri e della ristorazione: in ballo ci sono dieci contratti con quattro associazioni datoriali, Confcommerio, Confesecenti, Federdistribuzione e Distribuzione Cooperativa, a cui si aggiungono le sigle di Confindustria che operano nel settore turistico. Una protesta inedita perché il terziario è un settore con una nettissima prevalenza di piccole imprese con meno di 15 dipendenti, e quindi non sindacalizzate. «Ma dove siamo presenti, nella grande distribuzione, nella ristorazione collettiva, c’è stata una grande partecipazione: è la prima volta che questi lavoratori scendono in piazza, ed è stato per noi un grandissimo successo, una mobilitazione che lascerà il segno», afferma Paolo Andreani, segretario Uiltucs.
Secondo Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs l’adesione allo sciopero ha registrato una media del 70%,(riferita alle aziende medio-grandi che hanno una rappresentanza sindacale, circa 600 mila, il 10% del settore). Dati contestati da Federdistribuzione, che parla di «un’adesione contenuta, intorno al 7-8%», precisando che «i disagi nei punti vendita sono molto limitati». Anche Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio, osserva che «i numeri hanno dimostrato che non c’erano i presupposti per un’agitazione di questo genere», ma rilancia il dialogo per il contratto, come del resto fa anche Federdistribuzione e aveva fatto in precedenza Confesercenti.
Nelle piazze intervengono anche i segretari generali: Maurizio Landini da Milano afferma che il «2024 deve essere l’anno dei contratti nazionali», Luigi Sbarra chiede alle associazioni datoriali di «assumersi le proprie responsabilità», Pierpaolo Bombardieri chiede alla politica «di avere rispetto dei lavoratori».
Gli interventi che si susseguono nelle piazze dimostrano che partecipare allo sciopero è stata una grande sfida, per tutti, e non solo perché i lavoratori del terziari hanno stipendi molto bassi, anche a causa di un part-time «non voluto e fin troppo flessibile, sette giorni su sette», dichiarano uno dopo l’altro lavoratori e lavoratrici, e quindi anche perdere una sola giornata di lavoro è molto oneroso.
Molti denunciano pressioni subite per non aderire alla protesta: «Avete mandato i direttori nei reparti, per farci dire che lo sciopero non era opportuno», dice dal palco Barbara della Filcams, dalla Toscana. Le fanno eco in molti. «La grande distribuzione ha messo in campo una campagna preventiva, cercando di dissuadere i lavoratori. Qualcuno ha organizzato il pranzo di Natale per la stessa giornata, aziende che non lo avevano mai fatto». Ma i lavoratori hanno scioperato lo stesso: «Ci chiedono turni sempre più massacranti – dice dal palco Giuseppina, della Fisascat — Non possiamo permettere che la produttività aumenti sulla nostra pelle».
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