Società

Diritti delle donne fra aspettative e risultati: come sono stati affrontati Gpa, aborto, femminicidi e lavoro nel 2025

Un numero drammatico, figlio anche di una cultura patriarcale fortemente permeata nella nostra società, scardinabile prima di  tutto con l’educazione delle nuove generazioni. Che non arriva però alla scuola primaria in Italia, ma solo dalle medie e con il consenso delle famiglie secondo il ddl Valditara approvato in prima lettura alla Camera nelle scorse settimane.

Dopo femminicidi che, per diverse ragioni, hanno colpito maggiormente l’opinione pubblica, come quello di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin, di violenza contro le donne si è iniziato a parlare in modo diverso rispetto al passato. La politica ha perseguito la via dell’inasprimento delle pene nei confronti degli aggressori, ma non ha fermato la vittimizzazione secondaria delle donne.

Come già fatto dal Senato a luglio, il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Camera ha approvato il reato di femminicidio ma secondo molti esperti la tipizzazione del reato non servirà, nei fatti, a contrastare i femminicidi. Così come non sembra essere risolutivo l’uso del braccialetto elettronico, disattivato o strappato nel 2025 da molti uomini che poi hanno ucciso mogli, compagne o ex. Anche in quei casi però, la responsabilità sarebbe in parte delle vittime, come sostenuto dal ministro Carlo Nordio, secondo il quale «il braccialetto elettronico dà un’allerta alla vittima ma le donne devono rifugiarsi in luoghi sicuri, come chiese e farmacie».

Resta in sospeso la legge sul consenso, che doveva essere annunciata sempre il 25 novembre, ma che è slittata per la volontà della Lega di rivederne in parte il testo.

Lavoro

Nemmeno sul fronte del lavoro le donne escono da questo 2025 più forti. L’Italia resta il fanalino di coda dell’Europa per quanto riguarda la partecipazione femminile al lavoro. Nel 2024, appena il 53,7% delle donne italiane tra i 15 e i 64 anni aveva infatti un’occupazione (37% al sud), contro una media europea pari al 69,3%.

E anche chi lavora spesso lo fa part time, molte volte non per scelta ma come conseguenza inevitabile del lavoro di cura che grava quasi esclusivamente sulle spalli femminili, soprattutto in presenza di figli.

Così facendo, ovviamente, lo stipendio non si alza ed ecco quindi che anche nel 2025 il gender gap è sempre stato lì, a ricordarci che il lavoro delle donne vale meno di quello dei colleghi. Quasi 8.000 euro in meno l’anno per la precisione.

Nonostante una proposta di legge per intervenire sul part time involontario fatta dal Pd a luglio 2025 e i proclami della Premier che sostiene che sul lavoro delle donne debba fondarsi il fiorire della società le cose al momento non sembrano vicine a una svolta.


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