l’idea del mastro fornaio Alberto Martina
Una grotta fatta di pane è pronta ad accogliere il bambinello a Parabita. Qui si ferma la stella cometa, nella piccola cittadina in provincia di Lecce, tra gli incantevoli presepi creati dal mastro panificatore Alberto Martina, ideatore e ‘artigiano impastatore’ della natività in acqua e farina all’Antichissimo Forno a Legna nel centro storico di Parabita, panificio in attività da 200 anni e giunto alla quarta generazione con l’attuale titolare Alberto.
“L’idea di creare dei presepi in pasta di pane mi è venuta un giorno ricordando una storia che mi raccontava un vecchietto di 92 anni – racconta a Telebari Alberto – tanti anni fa c’era un signore che con un ramo di pino e dei pomodori rossi come decorazione, allestiva un albero di Natale per tutti i bimbi. Ecco, volevo fare anche io qualcosa per i più piccoli per Natale”.
E allora Alberto ha utilizzato ciò che sa far meglio per fare un dono a tutti i bambini. Con la sua arte e la sua maestria ha scavato nella crosta fumante stalle, mangiatoie, trulli e greppie che custodiscono i personaggi del Santo Natale. Acqua, farina e sale per il pane, l’elemento più semplice ed indispensabile nella quotidianeità degli uomini. Il pane, non a caso l’elemento fulcro della religione cristiano-cattolica. ‘Nellu furneddu de susu la muntedda’, questa è la dedica di Alberto Martina per i bambini.
“Con l’aiuto di un amico, Mimino Stanca, appassionato creatore di presepi, abbiamo iniziato con il primo: un pane tradizionale pugliese di due chili. L’abbiamo svuotato di tutta la mollica e successivamente abbiamo lasciato raffreddare la crosta, dopodiché siamo passati a fare con la crosta di pane casette, castelli, alberi, scale e quest’anno anche dei trulli, illuminando il tutto”. Da ‘nu piezzu te pane’, pian piano Alberto e Mimino hanno ripetuto le stesse operazioni per creare presepi in pagnotte di 3, 5 e 8 chili, fino al maestoso presepe Pasquale con più di un quintale di pane, a rappresentare l’intera settimana santa. “Ora, con tanta esperienza, stando attento alla temperatura, al clima, al luogo di conservazione, ho affinato dei metodi per eliminare la muffa che inevitabilmente si crea e riuscire quasi a ‘mummificare’ il pane dei presepi”.
Alberto ci svela che è riuscito a mantenerli intatti per un anno “ma il mio obiettivo è riuscire a conservarli integri il più a lungo possibile”. Così, Parabita e il suo antichissimo forno diventano Betlemme, la ‘casa del pane’, esattamente come nel significato ebraico del nome della città ‘Beit Lechem’.




