Lazio

il dossier “stazione” sbarca in Parlamento con Cicalone – Il Tempo


Foto: Lapresse

Edoardo Romagnoli

Il caso Termini sbarca in Parlamento. Gli sbandati sotto ai portici, i borseggiatori nella metro, i drogati che vagano nel deserto di piazza dei Cinquecento, la paura di chi lì ci lavora, dei pendolari e dei turisti che escono dalla stazione. Tutto quello che vi stiamo raccontando da giorni sul nostro quotidiano. Ieri a Palazzo San Macuto, nella commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, si è parlato anche della questione sicurezza nella principale stazione romana. Ospite d’eccezione Simone Ruzzi, in arte Cicalone, il “content creator” che quattro anni fa ha iniziato a girare video sui borseggiatori nelle fermate della metropolitana. Una testimonianza preziosa del “rumore” della strada che raggiunge i palazzi della politica. «Come è cambiata Termini? », «Come vi accolgono le persone?», «Come potremmo rendere i giovani protagonisti del cambiamento?», sono solo alcune delle domande che si è sentito rivolgere lo “youtuber” dai parlamentari presenti in commissione. Interrogativi che mostrano plasticamente la distanza fra il Palazzo e i luoghi del disagio.

 

Degrado, paura e delinquenza: viaggio a Termini

Video su questo argomento

 

«I problemi oggi a Termini sono gli stessi di ieri. Quando sono arrivati i presidi delle forze dell’ordine in via Marsala e via Giolitti – ai lati della stazione – ladri e “sbandati” si sono semplicemente spostati nelle strade limitrofe». Il punto è che da una parte ci sono persone che non hanno nulla da perdere, dall’altra chi deve risolvere i problemi ha “armi spuntate”. «I reati che vengono commessi più di frequente a Termini sono stati depenalizzati con la riforma Cartabia e quindi anche se questa gente viene colta in flagrante, torna presto in libertà» spiega Cicalone. E poi c’è il turista che non ha voglia di perdere una giornata a denunciare un furto, e che, se ne ha le possibilità, non ci pensa due volte ad accordarsi con il borseggiatore per riavere indietro carte di credito e documenti in cambio di soldi. I 30 agenti della Polmetro che da qualche tempo vigilano le fermate del metrò sono troppo pochi e se malauguratamente uno di loro “becca” un borseggiatore sa già che spenderà tutta la giornata nell’adempimento degli oneri burocratici.

 

 

Un cortocircuito che alimenta il senso di impotenza di chi frequenta Termini e i quartieri limitrofi. Termini è diventato un non luogo dove le leggi a volte sembrano non contare più niente. Ciò che è tollerato all’Esquilino non lo è in altre zone. Un meccanismo pericoloso che rischia di creare vere e proprie banlieue non solo in periferia, ma perfino lì a due passi dal centro storico della capitale. «E io sono andato in Francia a vederle, le banlieu – racconta ancora Ruzzi -. Noi non siamo messi ancora così, ma lì, alla periferia di Parigi, abbiamo la prova tangibile di ciò che potrebbe accadere anche in Italia». In realtà la cronaca ci racconta ogni giorno che a Roma, così come in altre grandi città, la transizione è già in atto. E per fermala «non bastano le passerelle nelle periferie o annunciare l’apertura di qualche biblioteca – dice Cicalone -. Per evitare che diventino cattedrali nel deserto, bisogna tirare fuori i talenti, instradarli, togliere manovalanza alla criminalità, far sì che il welfare di Stato prenda il posto di quello criminale». Ma questa è un’altra storia. E risolverla non può essere il compito di uno youtuber.

 


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