Regali di Natale per l’amica Indie Sleaze
«Documentare la decadenza della metà-fine anni Duemila e la scena party indie sleaze che è scomparsa nel 2012», è questo lo scopo dichiarato del profilo Instagram Indiesleaze, un archivio di immagini e video che raccontano quell’estetica. Ci sarebbe dunque una data di morte dell’indie sleaze, il 2012, ma c’è anche una data di resurrezione: il 2022, dieci anni dopo. «L’indie sleaze è tornato dalla morte», così scriveva Vulture nel febbraio del 2022. E oggi – grazie alle party girl degli anni 2020 – è più vivo che mai.
«Resuscitato dal disincanto post-COVID e dalla nostalgia per un’era pre-Trump, indie sleaze è un termine sfuggente rappresentato da una collezione di prodotti e figure iconiche, tra cui le It girls Sky Ferreira e Alexa Chung. L’espressione evoca il dreamscape dei primi anni 2000 e dei Tumblr dei 2010: calze al ginocchio, GIF porno, cover di Lana Del Rey e le foto delle feste di Cobra Snake. In pratica, tutto ciò che allora consideravamo hipster». Continua Volture con una lista di dieci film che raccontano il cinema più rappresentativo del canone indie sleaze, movimento guidato da registi soft-boy tormentati come Edgar Wright e Wes Anderson, con film come Scott Pilgrim vs. the World e The Royal Tenenbaums.
Cosa c’è nella loro wish-list
Borchie, pelle, T-shirt della band rock preferita acquistate ai concerti, e poi stivali, pellicce vintage, camicie stampa check. Tutti pezzi da scovare nei mercatini, nelle boutique vintage, che con le loro selezioni contribuiscono alla riscoperta di questo stile che trasmette noncuranza e disinvoltura, e che oggi, in un mondo dominato dalla performance e dall’esposizione della migliore versione di noi sui Social, ci piace tanto, forse ancora più che allora.






