Rapina di Grinzane, il gioielliere: “Sparai per difesa, a 72 anni mi danno l’ergastolo”
“Sono un uomo di quasi 72 anni nato a La Morra, dove risiedo da una vita intera. Provengo da una famiglia molto modesta di agricoltori e operai, di gente che sudava il salario senza cercare scorciatoie come altre persone hanno fatto e fanno”. Cominciano così le dichiarazioni spontanee rese in aula dal gioielliere Mario Roggero, accusato di omicidio volontario per aver ucciso due rapinatori — Giuseppe Mazzarino e Andrea Spinelli — che avevano assaltato la sua gioielleria a Grinzane Cavour e di averne ferito un terzo il 28 aprile 2021. La giudice lo interrompe: “Lei può dire quello che vuole…ma su fatti attinenti al processo. E Roggero: “Finisco questo preambolo e proseguo…ho fatto servizio militare nei carabinieri e allora si doveva dimostrare che non c’era nessun pregiudicato…io e mia moglie siamo nati gioiellieri lo siamo diventati con fatica e sudore”.
Grinzane Cavour, il colpo e la morte dei rapinatori del gioielliere nel video di sorveglianza

Parla per 27 minuti, ha scritto il discorso in 16 pagine. Le legge in piedi, accanto al difensore Stefano Marcolini, ed elenca una serie di furti e rapine subiti prima di quella del 2021. “Abbiamo subito cinque furti con spaccate, immaginate la nostra disperazione ogni volta che ci trovavamo a riparare i danni causati”. Poi ripercorre la rapina a mano armata in negozio avvenuta nel maggio 2015: “Io sono stato letteralmente massacrato di botte, mi hanno dato numerosi colpi alla testa col calcio della pistola, rompendogli il naso. I rapinatori hanno picchiato, fatto inginocchiare e puntato la pistola alla testa a mia figlia che li implorava di non sparare. Mi hanno portato via 270mila euro di merce. Da allora la nostra vita non è stata più la stessa, abbiamo continuato a vivere in uno stato di paura costante e profondo turbamento. Vediamo il pericolo dietro l’angolo: ogni rumore, ogni ombra, ogni sconosciuto che si avvicina. Tuttora il solo pensiero ci provoca uno stato di terrore”.
Poi parla della rapina del 2021 per cui è a processo: “Gravissime inesattezze sono state dette e scritte nei miei confronti – sostiene – e hanno determinato la mia condanna in primo grado, a 17 anni di carcere, praticamente l’ergastolo per una persona di 72 anni e questo solo per aver difeso la mia famiglia e me stesso. Quel giorno i primi due dei tre rapinatori, Spinelli e Mazzarino, ciascuno con gravi e numerosi precedenti penali, entrano in gioielleria. Spinelli subito punta la pistola, Mazzarino sequestra con forza mia moglie e la trascina nel pre ingresso del negozio. Immaginate il terrore, lo spavento e la disperazione memore di una rapina avvenuta sei anni prima. Sapete cosa ho pensato? “Cristo, di nuovo”. Dovevo difendere la mia famiglia. Nella colluttazione i rapinatori hanno mostrato i loro volti e questo mi ha spaventaro ulteriormente perché erano diventati riconoscibili”.
Prosegue raccontando che Mazzarino ha puntato la pistola urlando “Ti sparo, ti ammazzo”, Spinelli invece secondo il racconto di Roggero “si è fatto riconsegnare la pistola e me l’ha puntata in fronte dicendo che avrebbe sparato se non consegnavo la merce e ha subito cominciato a fare il conto alla rovescia”. Roggero prosegue asserendo di essersi ricordato di avere nel cassetto sotto la cassa una pistola in negozio da sei anni, dopo la precedente rapina subita, solo quando Spinelli ha chiesto dove teneva i soldi. “Erano attimi concitati – dice – e ho temuto che avessero preso mia moglie, dai video che ci hanno fatto vedere un anno dopo mi contestano che si vede mia moglie passarmi accanto. Io non ricordo di averla vista. Durante momenti di profondo terrore il cervello può anche non registrare”.
Infine i colpi. “Arrivato vicino all’auto sparo un colpo sulla portiera allo scopo di spaventarli, temendo che dentro l’auto potesse esserci anche mia moglie, mai avrei sparato ad altezza d’uomo”. “E gli altri?”, urla una giovane seduta fra il pubblico. “Non si può intervenire o vi faccio uscire”, dice la giudice. Roggero prosegue: “Spinelli mi punta l’arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo che ci fossimo sparati contemporaneamente, non riuscivo a capire se avesse sparato anche lui. Senza alcuna intenzione di uccidere ma solo per non essere ucciso, lo colpisco sopra la natica destra. Poi esplodo un altro colpo nei confronti di Mazzarino, colpendolo più o meno nello stesso punto, ma nella concitazione lui si muove, si accovaccia, e il proiettile finisce sopra la spalla destra. Quanto all’ultimo rapinatore pensavo che anche lui fosse armato”.
L’imputato ha sempre invocato la legittima difesa, facendo leva sul terrore che aveva generato una precedente rapina subita. Lo ribadisce: “Ho agito per legittima difesa, se lui non puntava la pistola io non sparavo. Volevo salvare mia moglie, ho solo voluto proteggere la mia famiglia”.
In aula racconta anche la notte in cui fu chiamato dalla figlia in lacrime “dicendo di andarla a prendere perchè il fidanzato l’aveva picchiata e aveva tentato due volte di investirla e lei si era salvata saltando sulla staccionata”. Spiegando che “ho sentito in aula minimizzare questa vicenda, in un’epoca in cui si sente spesso di violenza sulle donne, minimizzare questa vicenda ci ferisce”. Alle spalle dei giudici, in alto a sinistra, la dicitura che reca uno dei principi universali della Costituzione: “la legge è uguale per tutti”
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