Marcello Cesena: «Jean-Claude? Lo interpreto da 20 anni, è un regalo. Sto con Alessandro da 18 anni: abbiamo affrontato un tradimento, ma ne siamo usciti più forti»
Il periodo di massimo pregiudizio in Italia è arrivato negli anni dell’Aids: che ricordo ha di quegli anni?
«Ero a Roma: ricordo di essermi detto di mettermi serenamente in pausa per vedere cosa sarebbe successo. L’informazione in quegli anni era tremenda, perché si usava il terrore per tenere sotto controllo la situazione. Quando la tempesta è passata, con grande saggezza e credo intelligenza, ho ripreso ad affrontare la situazione, senza contare che non sono mai stato un grande frequentatore di locali, proprio per via del lavoro che mi teneva impegnato».
Con la stabilità che rapporto ha?
«Sono uno che, oltre al piano A, ha sempre preparato un piano B, C, D, E ed F proprio per evitare di cadere nella trappola del precariato. Il risultato è che oggi ho un lavoro come attore, regista, comico e pubblicitario. Guardo con un po’ di rimorso aver preferito anni fa la pubblicità al cinema, ma solo perché, da ligure, pensavo che fosse una realtà più concreta. Oggi sto tentando di tornare a fare il regista di cinema».
E come sta andando?
«Non mi sveglio la mattina chiedendomi con disperazione perché non mi chiamano. Mi piacerebbe tornare a dirigere un film importante come Il cosmo sul comò, ma c’è tempo».
L’amore è qualcosa che ha cercato nella sua vita?
«Essendo nato e cresciuto con dei genitori che si sono sempre amati e non si sono mai lasciati, avevo fiducia che esistesse una persona per me, anche se non ho comunque mai disdegnato le avventure smaccatamente a sfondo sessuale. Credo che la vita di coppia abbia molti più vantaggi che svantaggi, perché la condivisione offre un altro binocolo con cui guardare la vita. Io quel binocolo lo condivido con Alessandro, con cui sto insieme da 18 anni».
È stato un colpo di fulmine?
«La prima volta che ci siamo visti ci siamo detestati. Poi, un anno dopo, le cose sono andate diversamente: è scattata la scintilla e, tre settimane dopo, il suo spazzolino era a casa mia. Ci siamo sposati nel 2020 durante il Covid: avevamo bisogno di costruire un ricordo positivo in un periodo così buio e incerto come quello».
Dopo tanti anni pensate di essere sopravvissuti a qualcosa?
«Con Alessandro abbiamo un trucchetto: quando litighiamo, se uno dei due dice una parola chiave che nel nostro caso è ”scala”, siamo obbligati a smettere e a darci un bacino. Questo ci ha salvato dai milioni di litigi stupidi che avvengono in una normale coppia. Quando, naturalmente, c’è un litigio che ha radici profonde a nessuno dei due viene in mente di dire la parola chiave: non c’è “scala” che tenga».
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