“Chieti, capitale dello sport e dei crateri, fra strade colabrodo e marciapiedi pericolosi”: lo sfogo di un cittadino :: Segnalazione a Chieti

Scrivo in veste di cittadino e, oserei dire, di sopravvissuto quotidiano al manto stradale di Chieti, per denunciare una situazione che è ormai un grido di dolore.
Siamo tutti orgogliosi dei titoli che la nostra città sta conquistando: Città europea dello sport 2025 e sede di partenza di tappa del prestigioso Giro d’Italia 2026. Titoli altisonanti, ma che stridono in modo tragicomico con la realtà che i nostri pneumatici affrontano ogni giorno.
La situazione delle nostre strade, signori della Redazione, non è più quella di semplici “dissesti”, ma di veri e propri crateri lunari, di continue trappole che espongono ogni utente a rischi fisici ed economici inaccettabili. Il paradosso raggiunge il suo culmine proprio nei luoghi simbolo della nostra vocazione sportiva: basta fare due passi intorno allo stadio Angelini o al palazzetto di Santa Filomena per rendersi conto che più che in un’area sportiva ci si trova di fronte a un poligono di addestramento per fuoristrada. Una situazione indegna per chi ci passa in auto, per chi fa sport, spinge un passeggino o una carrozzina. E in caso di pioggia questi “crateri indecenti” si trasformano in piscine naturali pronte a inghiottire ignari ciclisti o scooteristi.
La cosa più farsesca? Ogni amministrazione che arriva dà la colpa a quella precedente. È una litania infinita: c’è chi non ha fatto, chi ha speso male, chi ha lasciato debiti, chi non ha programmato. E così, a forza di puntare il dito all’indietro, nessuno guarda la strada davanti, quella piena di buche che nessuno tappa. Questa guerra dei “responsabili di ieri” non solo è stancante, ma è anche l’alibi perfetto per non intervenire, perché tanto: “la colpa è di chi c’era prima”, “noi stiamo sistemando i disastri ereditati”, “i soldi non ci sono perché li hanno sprecati quelli di prima”.
Risultato? Le strade restano un colabrodo, i marciapiedi un rischio continuo, e i cittadini continuano a saltellare come in una gara a ostacoli. Ebbene, queste scuse sono inaccettabili e riflettono una profonda crisi di priorità e una disarmante inerzia amministrativa.
Ma la domanda è semplice: serve davvero un bilancio milionario per mettere un po’ di catrame dove la strada è esplosa? Davvero serve un mutuo per tappare le buche più scandalose? Parliamo di lavori minimi, di interventi tampone che un’amministrazione responsabile farebbe senza pensarci due volte. Perché non è solo questione di decoro, di sicurezza, di responsabilità, ma di rispetto.
Manutenzione stradale significa infatti prevenzione, e la prevenzione deve avere la precedenza su ogni spesa non vitale. Adesso però il 2026 incombe. E allora sì, qualche toppa la vedremo comparire. Perché davanti alle telecamere bisogna fare bella figura, perché i ciclisti del Giro d’Italia non possono certo sfrecciare tra i crateri che ogni cittadino affronta quotidianamente.
Ma è questo il punto: Chieti non è la città del Giro, è la città dei cittadini. E qui qualcosa non torna. Se ci si muove solo per eventi, se l’asfalto viene ritoccato solo per la vetrina, se la manutenzione ordinaria diventa straordinaria solo quando serve una foto sui giornali, allora è chiaro che la priorità non è la sicurezza, né la vivibilità: è semplicemente l’immagine. E i cittadini hanno diritto a strade sicure sempre, non solo quando serve una vetrina nazionale.
Per ora, purtroppo, la situazione resta quella che tutti vediamo: una città che si fregia di titoli e grandi eventi, ma inciampa ogni giorno sulle proprie buche. Basta buche! Basta negligenza! I cittadini di Chieti meritano rispetto e strade sicure.
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