Cultura

Wino – Create Or Die

Quarto album solista per Wino, all’anagrafe Scott Weinrich, figura chiave del doom metal che ha scritto pagine fondamentali del genere con The Obsessed e Saint Vitus. Il titolo non è solo un nome evocativo, ma un vero e proprio manifesto esistenziale: “Create Or Die”, crea o muori. Un motto che racchiude la filosofia di un artista animato da un bisogno quasi compulsivo di scrivere e registrare nuova musica, spesso rielaborando frammenti di melodie e riff accumulati in oltre quarant’anni di carriera.

Söckelchen, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

I brani di questo nuovo disco offrono uno spaccato profondo del talento eclettico di Wino, che abbandona in parte la pesantezza doom per esplorare sonorità più morbide – per quanto il termine vada preso con cautela – di un hard rock classico e blueseggiante, intriso di atmosfere anni ’70 e contaminato da molteplici influenze che lo rendono, a seconda dei momenti, più o meno ruvido.

Nel corso di poco meno di tre quarti d’ora l’album attraversa diversi paesaggi sonori: dal vigoroso rock di “Anhedonia” e “Us Or Them”, al folk venato di country delle acustiche “Cold And Wrong” e “Noble Man”, fino all’elettrica “Bury Me In Texas”. Non mancano incursioni nel metal più pesante con le pachidermiche “Carolina Fox” – che ricorda a tratti i Soundgarden – e “Hopeful Defiance”, né momenti di psichedelia stoner nelle più lente “Never Said Goodbye” e “Lost Souls Fly”.

Un carosello di pura creatività musicale che, senza particolari scossoni ma con grande coerenza, mette in mostra il talento di un artista ancora ispirato. A sessantacinque anni, Wino continua a produrre materiale di alto livello, raggiungendo punte di eccellenza come nell’evocativo country dalle sfumature etniche e celtiche di “New Terms” – un brano che non avrebbe sfigurato nemmeno nel repertorio di Mark Knopfler.


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