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Mountain Goats – Through This Fire Across From Peter Balkan: Tre uomini in barca (e un’opera rock) :: Le Recensioni di OndaRock

Compagni naufraghi, tutti a bordo! Siamo persi tra le onde dell’Oceano, sempre in cerca di un approdo. I Mountain Goats, stavolta, ci portano al largo nel mezzo della burrasca, su un’imbarcazione condannata fatalmente ad affondare. Riusciranno il capitano Peter Balkan e i quindici uomini del suo equipaggio a portare a casa la pelle? Spoiler: trattandosi di un disco dei Mountain Goats, sarebbe un po’ come chiedere a Sofocle un lieto fine…
Una mattina di maggio del 2023, John Darnielle si è svegliato con un appunto nelle note del suo telefono: “Through This Fire Across From Peter Balkan”. Era la trascrizione di un sogno. Ed era anche l’inizio di un nuovo viaggio. Oggi più che mai, del resto, il motore di un gruppo come i Mountain Goats è la voglia di mettersi alla prova: il che, per Darnielle e soci, significa andare alla ricerca di un suono sempre più elaborato. Non c’è da stupirsi, quindi, che il nuovo album abbia l’ambizione di ampliare ancora di più gli orizzonti rispetto al precedente “Jenny From Thebes”, grazie soprattutto alle orchestrazioni del polistrumentista Matt Douglas (stavolta anche in veste di produttore). Ma grazie anche a una collezione di brani dai ganci più diretti del solito, che affidano anche i momenti più drammatici a un luccicante chamber-pop.

Ed eccoci quindi a bordo del peschereccio di Peter Balkan, con addosso il profumo del vento e il suo inebriante senso di libertà: fluttuando sugli archi, “Fishing Boat” dà inizio all’avventura all’insegna di un’apparente leggerezza. Almeno finché le urla non cominciano a levarsi verso il cielo e la fatidica quiete dopo la tempesta costringe a guardare in faccia la realtà: “Me and Peter Balkan and you, friend/ Everybody else is dead”. Tre uomini, tre sopravvissuti, tre prospettive per un’unica storia: il narratore, il suo amico Adam e il capitano Peter Balkan.
Anche i Mountain Goats, nel frattempo, sono rimasti in tre: nel corso del 2024, lo storico bassista Peter Hughes ha dovuto dare a malincuore l’addio al gruppo (per “una noiosa moltitudine di ragioni che coinvolgono la salute e la sanità mentale”). “Through This Fire Across From Peter Balkan” (che esce per l’etichetta fondata dal gruppo, Cadmean Dawn) è dedicato a lui, “che ha prestato servizio a bordo della buona nave dei Mountain Goats per così tanti anni”.

Darnielle immagina l’album come la colonna sonora di un musical, ma – nonostante la presenza ai cori di Lin-Manuel Miranda (il principale responsabile del successo di “Hamilton”) – si tratta più che altro dell’ennesima variazione su un tema da sempre caro ai Mountain Goats, quello del concept album. Con la differenza che, a questo giro, l’intreccio e i protagonisti seguono una narrazione molto più lineare del solito. E che, a fare da prologo, c’è una vera e propria “Ouverture” strumentale, proprio come nei veri musical, che anticipa i temi conduttori dei brani.
Il naufragio al centro dell’album si presenta quasi come una nuova nascita, come aprire gli occhi per la prima volta sulle cose che ci circondano (“Wake up in the arms of the earth/ Fully present at the second birth”, annuncia Darnielle sulle ritmiche frastagliate della batteria di Jon Wurster in “Cold At Night”, mentre gli archi fanno da contrappunto alla chitarra elettrica): si scopre la forza della sopravvivenza, si scopre quanto freddo può fare la notte. E soprattutto, si impara a fare i conti con la propria mortalità (“The first thing you learn is that there’s always a clock ticking somewhere”).

L’isola dove i protagonisti sono approdati diventa il teatro di una sorta di triplice via del naufrago – che alla fine non è altro che il modo per raccontare tre diversi approcci alla vita. Il primo, quello di Peter Balkan, è l’approccio apocalittico: se il mondo che siamo abituati a conoscere si dissolve intorno a noi, vuol dire che l’universo intero è arrivato alla fine. In “Dawn Of Revelation” un trascinante rock dalle venature wave si colora di visioni escatologiche a base di troni regali e sommovimenti della crosta terrestre, ma in “Armies Of The Lord” le profezie di riscatto e di ricompensa sembrano rivelarsi solo un sogno febbricitante.
La seconda via, invece, è quella della resa: sulle morbide tonalità folk di “Rocks In My Pockets”, Adam scompare alla vista dei compagni con le tasche piene di sassi, mentre l’arpa e il pianoforte sfiorano delicatamente la riva (“Some learn to ride the currents/ Some never learn”).

Resta la voce del narratore, e la via che sceglie è quella della cura: sistemare con pazienza le medicazioni del capitano, lasciando che la melodia di “Your Bandage” si avviluppi fino alla coda strumentale; assecondare i deliri e le visioni, cercando la pace in “Peru” come un fiore capace di crescere tra le crepe di un canyon. L’andatura plastica e il baluginare delle tastiere di “Your Glow” accompagnano il suo ultimo addio a Peter Balkan, cercando di rimettere insieme i pezzi con il farmaco del realismo: “If there’s nothing left but water/ Then let water be enough”.
Che cosa resterà, quando un giorno gli archeologi sbarcheranno su quell’isola, senza più nemmeno una traccia visibile del passaggio su questa terra di Peter Balkan e dei suoi compagni di naufragio? Darnielle se lo chiede nell’epilogo scattante di “Broken To Begin With”, incalzato dal riff della chitarra e dal sax di Matt Douglas. Ed è un po’ come chiedersi che cosa resterà di noi nell’ultimo giorno (“And if that day turns out to be today/ Maybe that’s okay”): forse sarà proprio la capacità di prendersi cura gli uni degli altri l’unica cosa a lasciare un segno, come i resti di quel fuoco che ha tenuto al caldo tre uomini la notte, nella solitudine di una spiaggia da qualche parte in mezzo all’Oceano.

27/11/2025




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