Per il trentennale del loro esordio i Placebo pare abbiano qualcosa in serbo. Pare.

I Placebo hanno anticipato alcuni progetti “significativi” per celebrare il trentesimo anniversario del loro album di debutto.
Il frontman Brian Molko ha ripercorso i primi anni della band durante un’intervista con VRT Radio 1 ad Anversa, in Belgio. La stazione radiofonica ha recentemente ospitato un concerto speciale per celebrare i dEUS nella città, dove Molko si è esibito dal vivo con la band rock belga.
Gli è stato chiesto se pensava che i Placebo avrebbero intrapreso una serie di concerti per celebrare i trent’anni dal loro album di debutto omonimo del 1996, durante i quali, magari, suonare il disco per intero.
“Beh, il trentesimo anniversario è alle porte, il prossimo anno“, ha risposto Molko. “Sì, è il trentesimo anniversario del nostro primo album. E sì, faremo sicuramente qualcosa di significativo per celebrare i trent’anni“.
Molko ha ricordato gli inizi “caotici” dei Placebo e il loro tour proprio con i dEUS negli anni ’90. “Penso che fossimo caotici quanto loro, come band“, ha detto. “Eravamo una specie di anime gemelle. Era molto bello. Mi piaceva molto anche la loro ambizione. Ero ossessionato da ‘Worst Case Scenario’. Per me era molto più fantasioso, audace, psichedelico e surrealista di qualsiasi altro album di chitarra popolare dell’epoca. Mi piaceva l’idea che avessero un violino, capisci? Poi è stato davvero portato in primo piano. E se vieni a vedere la mia band ora, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto un violinista. Quindi è sicuramente un’influenza“.
Sul rapporto con il materiale più vecchio della band i Placebo avevano comuqnue espresso, un po’ di anni fa, un loro pensiero, ed è per questo che un tour dove potrebbero rifare tutto il primo album è una cosa che sembrerebbe non essere pienamente nelle loro corde. Parlando con NME nel 2022, Molko infatti rifletteva sui concerti per il ventesimo anniversario dei Placebo e sulla loro compilation del 2016, “A Place For Us To Dream”.
“Non eravamo particolarmente a nostro agio all’idea di fare una retrospettiva e un tour retrospettivo“, ha ammesso il frontman. “All’epoca eravamo con la Universal Records e avevamo la sensazione che avremmo perso tutto il loro sostegno se non ci fossimo imbarcati in questa impresa orribilmente materialistica e mercantile“.
Il suo compagno di band Stefan Olsdal era d’accordo: “Quel tour è durato abbastanza a lungo e abbiamo iniziato ad avere un rapporto un po’ malsano con il nostro vecchio materiale. Ho iniziato a sentirmi piuttosto disilluso dalla band e da ciò che stavamo facendo. Ho avuto una crisi di fiducia durante la realizzazione di questo disco. Durante l’ultimo tour ho sentito che la band era finita e che non potevo continuare così“.
Source link




