Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno 6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico (ed economico) insostenibile.
Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero ambientale.
Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno piantati “13 mila alberelli”, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo dei “10 mila alberelli” da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18 novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio olimpico a Fiames?”) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni” metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri.
Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni, sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8 mila nuovi alberi”. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10 mila” il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberi”.
Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato, assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di nuovi”. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila piante”, regalo all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco.
Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione, altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi, così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte, il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la piantumazione.
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