Il vino sfuso resiste alla crisi e vale un terzo del prodotto mondiale

Rispetto ad altre categorie di vino, il vino sfuso ha registrato risultati solidi nella prima metà dell’anno, con il calo minore (-0,3%), mentre nel complesso gli spumanti hanno registrato un calo del -0,4% e i vini fermi del -3,1%.
Nel segmento del vino sfuso, inoltre, alcune dinamiche sono diverse da quelle del vino in generale. Ad esempio, guardando alla sola Europa, durante la prima metà dell’anno, le esportazioni di vini rossi e rosati allo stato indifferenziato sono aumentate del 3,4 %, mentre quelle di vini bianchi sono diminuite dell’1,4%. Dinamiche inverse a quelle registrate nel vino nel complesso.
«In un contesto di instabilità economica e geopolitica – ha commentato Rodolphe Lameyse, ceo di Vinexposium che organizza la World Bulk Wine Exhibition – il vino sfuso emerge come un’eccezione degna di nota: resiste, innova e si posizione come leva strategica per ridefinire i modelli di produzione e distribuzione su scala globale. I cambiamenti in corso stanno ridisegnando le catene di approvvigionamento, la logistica, i formati e la sostenibilità economica del settore, dal vino ai distillati, comprese le alternative a bassa gradazione alcolica e analcoliche».
Ad Amsterdam sono attesi oltre 240 espositori provenienti da 25 paesi e buyer da 60 mercati, che rappresentano quasi l’80% del commercio globale di vino sfuso. Alla Wine Bulk World Exhibition, inoltre, non ci sarà solo vino sfuso ma anche distillati sfusi con distillerie come Distilleria de La Tour (Francia), Angus Dundee Distillers (Regno Unito), Casa Maestri Tequila (Messico), O’Neill Vintners & Distillers (Stati Uniti), Distilleria de Labourdonnais (Mauritius) o Gekkeikan (Giappone) che rappresentano un segmento che è alla ricerca di flessibilità, ottimizzazione dei trasporti e riduzione dell’impronta di carbonio.
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