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Sven Wunder – Daybreak: Esotico con classe :: Le Recensioni di OndaRock

Quinto capitolo dell’esotico viaggio sonoro di Sven Wunder, il più ambizioso e forse il più imprudente del musicista svedese. Joel Danell (vero nome dell’artista, finalmente uscito allo scoperto dopo un lungo periodo di mistero e anonimato) prende spunto dalle musiche di Jerry Goldsmith per “Chinatown”, dalla colonna sonora di Wojciech Kilar per il film “Dracula” di Francis Ford Coppola e dalle opere di Ennio Morricone, Piero Piccioni e Stelvio Cipriani, per un disco elaborato che entra nel mondo della fusion e della library music con la consueta eleganza e una tavolozza musicalmente più ricca e ai confini dell’easy listening.

L’autore svedese ha mosso i primi passi realizzando musica per programmi e film televisivi, è cresciuto ascoltando jazz (il padre è un batterista noto nell’ambiente), e pur se il primo approccio è stato quello con il pianoforte, ha ampliato le proprie abilità sviluppando un’attitudine alla struttura compositiva tipica della musica orchestrale.
“Daybreak” è il suo album più delicato, quasi affine all’arte della pittura. I paesaggi sonori sono meno volubili e imprevedibili del jazz made in Japan, del western spaghetti e del funk anatolico che sono stati argomento base dei precedenti capitoli, ma la magia è immutata. I primi due brani, “Setting Off” e “Misty Shore”, mettono a punto i due punti nodali dell’opera: sognante ed evocativa la prima, ritmicamente fluida e avvolgente la seconda.
Quel che fa seguito è un raffinato uso di archi e suggestioni orchestrali (la title track) e di variazioni sul tema (brani come “Scenic Byway” e “Turning Tides” sono rielaborazioni armoniche di “Setting Off”), non privo di intuizioni musicalmente pregnanti (“Leeward”) e ammalianti breakbeat (“Liquid Mountains”) che in parte stemperano l’atmosfera più levigata del disco.

Album forse meno innovativo dei precedenti, il quinto episodio del musicista svedese è più incline al dettaglio – il vibrafono e il flauto in “Take A Seat” e l’organo in stile Nouvelle vague di “Windward”- e la presenza dietro le quinte di Malcom Catto degli Heliocentrics non è assolutamente casuale: sono ben pochi, infatti, gli artisti capaci di mettere insieme Roy Budd, Martin Denny e Quincy Jones con un’eleganza e una capacità di sintesi che lasciano l’ascoltatore in preda allo stupore (“Liquid Mountains”).

23/11/2025




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