Il ruolo del caso nel successo di un CEO: il libro di Rosetti
Un Ceo può (e deve) pianificare strategie, gestire crisi, guidare team, promuovere innovazione e molto altro ancora. Ma quale ruolo giocano il caso, l’imprevisto e la vulnerabilità nel percorso di un manager e di un’azienda verso il successo? È la domanda alla quale prova a rispondere Marco Rosetti nel suo nuovo libro CEO per caso. Vite, imprese, probabilità (Guerini Next), un testo che attraverso dieci interviste ad altrettanti amministratori delegati (o ex) di importanti aziende (tra queste Geox e Artsana) mette sotto la lente di ingrandimento il lato meno noto e raccontato della leadership, quello fatto di coincidenze, deviazioni e intuizioni. Il caso, come spiega anche l’autore, diventa quindi elemento narrativo e si interseca nelle storie dei soggetti intervistati, che raccontano senza filtri i momenti di discontinuità, incertezza e disorientamento che li hanno accompagnati nella conduzione delle rispettive organizzazioni e nelle scelte che hanno cambiato il loro percorso lavorativo.
Quello che affronta “Ceo per caso” è altresì un viaggio che invita a ripensare il concetto di successo e a rivalutare il valore dell’imperfezione in un’epoca dominata dalla pianificazione e dal controllo, un viaggio del resto ben noto allo stesso Rosetti, imprenditore torinese con un background da psicologo industriale, che dopo oltre 25 anni spesi nel mondo nella consulenza manageriale ha scelto di fondare due nuove piccole imprese: DI Works, specializzata nella progettazione di nuovi prodotti, e i²d, realtà innovativa che applica l’intelligenza artificiale ai processi di ricerca e sviluppo e di marketing.
Questo saggio, come tiene a specificare ancora l’autore, non è dunque un manuale e non vuole insegnare a diventare Ceo, ma ha il fine di indagare il valore dell’adattamento e di affermare un paradigma che la “old economy” ha sempre negato e che invece l’economia digitale è in grado di legittimare: il successo non sempre è il risultato di una traiettoria lineare e di scelte razionali, a volte nasce da coincidenze e da errori, da episodi fortunati e da variabili impreviste. Il “caso”, insomma, può essere elemento di valore per costruire storie di eccellenza e fare la fortuna di aziende e carriere e come tale può essere studiato e analizzato.
Scoprire il lavoro e la vita del Ceo, in tal senso, significa esplorare l’abilità di navigare nella casualità degli eventi. Ed è quello che ha provato a fare Rosetti confrontandosi con i suoi “speciali” interlocutori. «Ho raccolto le esperienze di vita personali e professionali di diverse persone – racconta al Sole24Ore.com – per cercare di spiegare e di spiegarmi alcuni concetti. Il primo riguarda la capacità di interloquire con i Ceo, e quindi con persone che affrontano e gestiscono la complessità a livelli molto alti. Il secondo riguarda la pigrizia, che diventa a volte uno stimolo per migliorare la capacità di relazionarsi in modo controllato con le persone che gestiscono il potere decisionale e aumentare il livello di controllo nelle relazioni con esse. Il terzo è per demistificare il luogo comune che vede i Ceo essere certi del percorso di carriera da compiere sin dalla nascita, essere figure tutto d’un pezzo che non hanno mai paura».
Il Ceo, nell’immaginario di Rosetti, rappresenta il massimo controllore delle attività di un’azienda, colui che la guida verso il successo e le impedisce di rotolare verso il basso, ed è quindi importante capire come nasce e su cosa si fonda questa capacità di controllo rispetto a una variabile che ancora non si può controllare, il caso per l’appunto. «La mia definizione sintetica di caso – aggiunge Rosetti – è ciò che non possiamo controllare ancora. Si tratta di qualcosa di molto asimmetrico. Il caso, citando Nassim Nicholas Taleb, autore del Cigno Nero, genera opportunità e il vero lusso è avere delle opzioni, mentre la vita, come diceva James Clerk Maxwell, teorico dell’elettromagnetismo, è una questione di probabilità. Mi vedo come un giocatore d’azzardo a cui piace il momento in cui la roulette gira e la pallina non si è ancora fermata: quando questo succede, il gioco è finito e l’ansia di vincere anche non potendo controllare ogni cosa è il motivo per cui si ha bisogno di calcolare tutto il mondo che ci circonda. E la mia curiosità mi ha spinto a voler capire come gli altri, i Ceo, provano a calcolare questo mondo».
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