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88 milioni il valore dei gioielli rubati, Macron respinge dimissioni direttrice

Ottantotto milioni di euro. È questo il valore stimato dal curatore del Louvre per i gioielli rubati domenica mattina nella rapina messa a segno dalla “banda degli operai” nella sala 705, dalla quale sono stati sottratti i tesori della corona di Francia. Una somma “estremamente spettacolare”, ma che “non ha nulla di paragonabile ai danni storici”, ha spiegato il procuratore di Parigi Laure Beccuau. La magistrata ha specificato che i criminali “non guadagneranno” questa somma “se hanno avuto la pessima idea di fondere questi gioielli”.

Da tre giorni, la polizia è sulle tracce dei quattro criminali che hanno rubato otto gioielli, perdendone un nono nella fuga, in una rapina fuori dal comune che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza del museo più famoso del mondo. Tanto che, secondo le informazioni di Le Figaro, la presidente del Louvre, Laurence des Cars, aveva presentato le dimissioni nelle ore successive al furto. Un passo indietro che è stato respinto: sarebbe stato, secondo il quotidiano, il presidente Emmanuel Macron, suo grande sostenitore, a rifiutare le dimissioni e a telefonarle a più riprese negli ultimi giorni. “Tieni duro – le avrebbe detto secondo Le Figaro – Di vanificare la dinamica di rinnovamento del museo non se ne parla”. Macron, lo scorso gennaio, ha infatti incaricato proprio la des Cars di guidare i lavori del futuro progetto di “Grand Louvre”.

Intanto non c’è pace per i musei in Francia: poche ore dopo il colpo al Louvre, infatti, è stato preso di mira il museo Maison des Lumières Denis Diderot di Langres, in Haute-Marne. Il furto, riferisce sempre Le Figaro, è stato scoperto lunedì mattina dagli agenti municipali: la porta d’ingresso del museo forzata, una vetrina frantumata, e parte del cosiddetto “tesoro del museo” scomparsa. Si tratta di un insieme di monete d’oro e d’argento rinvenute nel 2011 durante lavori di ristrutturazione dell’edificio storico Hôtel du Breuil, sede del museo dedicato al filosofo illuminista Denis Diderot.

Secondo quanto riportato da France Info, i malviventi avrebbero agito con precisione, approfittando della chiusura settimanale del museo e forse ispirati dal clamoroso furto avvenuto solo poche ore prima al Louvre. Le prime ipotesi investigative parlano infatti di un’azione “mirata” e pianificata con cura. Le forze dell’ordine, intervenute sul posto insieme alla direttrice del museo, stanno ora conducendo indagini approfondite. Il sito resterà chiuso fino a nuovo ordine e sarà sorvegliato da una sicurezza privata durante le ore notturne. Il furto si inserisce in una preoccupante serie di attacchi al patrimonio culturale francese: solo il mese scorso, il museo nazionale Adrien Dubouché di Limoges aveva subito un colpo simile, con un bottino da milioni di euro mai ritrovato.

Mentre ha avuto una svolta un’altra azione portata a termine poche settimane fa: una donna di nazionalità cinese è stata arrestata in relazione al furto, nella notte tra il 15 e il 16 settembre, di sei chili d’oro di pepite dal Museo di storia naturale di Parigi. Secondo quanto comunicato oggi dalla Procura della capitale francese, la donna di 25 anni è stata incriminata il 13 ottobre scorso, giorno in cui era stata consegnata dalle autorità spagnole, che l’avevano fermata a Barcellona il 30 settembre. Le pepite sottratte avevano un valore di circa 1,5 milioni di euro. La donna è stata fermata in Catalogna, in esecuzione di un mandato di arresto europeo, mentre stava per ripartire per la Cina: al momento dell’arresto ha cercato di sbarazzarsi di pezzi di oro fuso del peso di quasi un chilo.


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