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83.500 miliardi in eredità dai baby boomer

C’è un flusso di denaro colossale che si muove senza clamore, ma con effetti perversi sulla concentrazione della ricchezza e un pesante impatto sull’equilibrio sociale. Chi gestisce i grandi patrimoni lo chiama Great Wealth Transfer: consiste nel passaggio generazionale di oltre 83.500 miliardi di dollari dai baby boomer ai loro figli e nipoti entro il 2048. A confermarlo è anche il World Wealth Report 2025 di Capgemini, secondo cui il 30% dei già molto ricchi si aspetta di ricevere un’eredità entro il 2030, il 63% entro il 2035 e l’84% entro il 2040. In pratica tutti i benestanti under 60 si aspettano di ereditare entro i prossimi 10-15 anni. In molti casi versando poco o nulla a titolo di tassa di successione. In Italia, ad esempio, è prevista un’aliquota del 4% per coniugi e parenti in linea retta ma solo se si supera una franchigia di 1 milione di euro. Facilmente aggirabile organizzando il proprio patrimonio mentre si è ancora in vita.

Il rapporto mostra poi come la corsa delle Borse e il boom dell’intelligenza artificiale (con balzo delle quotazioni delle aziende coinvolte) abbiano trainato la crescita degli ultra ricchi a livello globale: nel 2024 il numero degli Ultra-High Net Worth Individual, cioè coloro che possiedono almeno 30 milioni di dollari in attivi investibili escludendo abitazione principale, beni di consumo e passività, è aumentato del 6,2% toccando quota 234.000 persone nel mondo. E la loro ricchezza si è gonfiata del 6,3%. Al contrario i “semplici” milionari sono saliti solo del 2,6%, poco oltre i 21 milioni, e i loro patrimoni si sono espansi del 4,2%.

Gli Stati Uniti guidano la crescita mondiale degli HNWI con 562.000 nuovi milionari (+7,6%), per un totale di 7,9 milioni di persone. Al contrario in Europa i patrimoni sono saliti solo dello 0,7% mentre il numero di milionari è addirittura sceso del 2,1%. Male anche Medioriente (-2,1%) e soprattutto America Latina (-8,5%) mentre nell’area Asia-Pacifico il numero di milionari cresce del 2,7%. Ma sono Singapore, Emirati, Hong Kong e l’Arabia Saudita i candidati a diventare nuove capitali della ricchezza globale, secondo il rapporto, che cita i loro regimi fiscali ultra-convenienti oltre alla “stabilità politica”.

Il 15% dei portafogli HNWI è oggi investito in asset alternativi, tra cui private equity e criptovalute. Diverso l’atteggiamento delle generazioni più giovani: il 61% degli HNWI Millennial e Gen Z è orientato verso asset innovativi e di nicchia e accetta maggiori rischi. L’88% dei consulenti rileva un crescente interesse dei giovani investitori per criptovalute e private equity rispetto ai baby boomer.


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