7 Settembre 1960: 45 famiglie accampate nelle baracche di via Genova – Cronaca
Settembre 1960, l’Alto Adige pubblica una foto-inchiesta a puntate sulle famiglie costrette ancora – a quindici anni dalla fine della seconda guerra mondiale – a vivere in vere e proprie baracche. L’inchiesta ha un bersaglio preciso: l’allora assessore provinciale all’edilizia popolare Alfons Benedikter, accusato di snobbare le esigenze abitative del capoluogo (italiano). Il 7 settembre esce un articolo sulla “baraccopoli” di via Genova dove vivevano quarantacinque famiglie in catapecchie di legno, latta e masonite.
Scrive il cronista: «È bene precisare subito che queste costruzioni non sono le peggiori nel loro genere: sono dotate di acqua e di luce elettrica e, bruciando grandi quantitativi di legna, causa la dispersione interna per le sottili pareti, riescono ad essere accoglienti anche d’inverno. Naturalmente, come lo possono essere delle baracche. È questo il punto: malgrado tutto, si tratta di baracche, la cui presenza è inammissibile in una città. Dietro alla lunga, ordinata fila di costruzioni in legno, si elevano palazzi in cemento armato. Il contrasto non può non essere sfavorevolmente rilevato da chiunque, bolzanino o forestiero, si trovi a passare sul frequentatissimo Ponte Roma.
Anche qui, come in tutti gli altri punti della nostra città, urge una bonifica urgente che consenta l’abbattimento dei manufatti e la contemporanea sistemazione delle quarantacinque famiglie in alloggi popolari dignitosi in base all’apposita “legge Romita”».La Legge Romita, approvata nel 1955, diede una spinta fondamentale all’edilizia popolare in Italia: prevedeva incentivi per l’acquisizione di aree fabbricabili destinate alla costruzione di abitazioni popolari. Il suo scopo era contrastare la speculazione edilizia e promuovere un’edilizia sociale di qualità. Si inseriva in un contesto storico in cui l’Italia stava affrontando un rapido processo di urbanizzazione e industrializzazione. Le città erano caratterizzate da un’espansione disordinata e dalla presenza di numerose baraccopoli. E Bolzano non faceva eccezione. LF