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“500mila soldati per difendersi”. Perché si prepara lo scudo contro Kim

Per difendersi da eventuali, ipotetici, fantomatici attacchi a sorpresa da parte della Corea del Nord, la Corea del Sud dovrebbe mantenere almeno 500.000 soldati in servizio attivo. Lo si legge in uno studio pubblicato all’interno dell’edizione estiva di Defense Policy Studies, nel quale si evidenziano anche due importanti criticità che affliggono Seoul: la riduzione del numero di coscritti nel Paese a causa del calo del tasso di natalità. In ogni caso, il paper in questione ha determinato il requisito minimo di truppe applicando la dottrina del rapporto minimo di pianificazione dell’esercito statunitense alla penisola coreana. Ebbene, secondo questa dottrina, una forza in difesa dovrebbe essere in grado di mantenere la propria posizione contro un attaccante con un rapporto di truppe di 1 a 3, mentre un attaccante generalmente richiede un rapporto di 3 a 1.

Lo studio che allarma la Corea del Sud

Cosa significa tutto questo? Come ha scritto il quotidiano The Korea Times lo studio, condotto da Kim Jeong Hyuck del Korea Army Research Center for Future e da Jee Hyo-keun della Konyang University, ha riportato che, al 2022, la Corea del Nord aveva circa 1,28 milioni di soldati, rispetto ai 500.000 della Corea del Sud, con un rapporto di circa 2,6 a 1. Solo nell’esercito, il margine si è ampliato a quasi 3 a 1, lasciando le forze di Seoul “al minimo indispensabile per la difesa“.

I piani di guerra della Corea del Sud presuppongono la rapida mobilitazione di centinaia di migliaia di riservisti e il tempestivo supporto degli Stati Uniti, “ma non c’è certezza che queste ipotesi possano reggere in una crisi reale“, hanno scritto gli autori dello studio. Gli analisti hanno inoltre aggiunto che, dati i numeri attuali, le possibilità di successo nelle fasi iniziali di un attacco nordcoreano risultano limitate. I ricercatori hanno anche avvertito che la sola superiorità tecnologica non basterà a eliminare la disparità tra i due Paesi. “Mantenere una forza permanente di 500.000 soldati è di fondamentale importanza per la Corea del Sud, poiché si basa su una strategia di difesa e contrattacco“, si legge nel documento.

I risultati sottolineano la crescente pressione sulla Corea del Sud affinché mantenga un numero sufficiente di truppe per scoraggiare la Corea del Nord, pur dovendo far fronte a una popolazione in calo e invecchiata: un dilemma che potrebbe influenzare la pianificazione della difesa per gli anni a venire“, si legge ancora nel rapporto.

Il dilemma di Seoul

Lo studio ha citato gli insegnamenti tratti dal conflitto tra Russia e Ucraina. Sebbene la Russia sia entrata in guerra con un vantaggio complessivo di 4 a 1, in termini di effettivi, le truppe di terra inizialmente schierate si avvicinavano a un rapporto di 1 a 1,3, lasciando Mosca in difficoltà nella prima fase del conflitto, ha sottolineato lo studio.

Il rapporto evidenzia dunque la crescente crisi della coscrizione obbligatoria in Corea del Sud. Se l’attuale tendenza al tasso di natalità dovesse continuare, il numero di uomini ventenni potrebbe scendere a circa 140.000 entro il 2040, rendendo difficile mantenere in uniforme anche solo 300.000 soldati. Lo studio auspica quindi “decisioni a livello nazionale“, come la revisione della durata del servizio militare, l’integrazione della leva obbligatoria con l’arruolamento volontario e l’assunzione di più civili per ruoli non di combattimento.

Tuttavia, il ministero della Difesa Nazionale sudcoreano si è impegnato a mantenere il numero di truppe a 500.000 unità nell’ambito del suo piano di difesa a medio termine 2025-29.

Questo prevede la conversione di alcuni militari di truppa in sottufficiali, l’espansione della forza lavoro civile in logistica, amministrazione e addestramento e l’assegnazione di personale a nuovi settori come l’intelligenza artificiale, lo spazio e la guerra elettromagnetica.


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