320 esemplari detenuti nel degrado
Un rifugio per animali che era diventato una vera e propria discarica abusiva, con centinaia di esemplari detenuti in condizioni inaccettabili.
Succede a Prima Porta, estrema periferia nord della Capitale, dove nei giorni scorsi è scattato un blitz interforze che ha portato al sequestro di due strutture, all’apparenza dedicate all’accoglienza degli animali, in realtà teatri di degrado e abusi.
A intervenire sono stati i Carabinieri della Stazione di Prima Porta, coadiuvati da personale del Nipaaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Agroalimentare Forestale), dal Raggruppamento Cites, dalla Polizia Locale di Roma Capitale e dagli ispettori della ASL Roma 1. La scena che si sono trovati davanti ha lasciato sgomenti anche gli operatori più esperti.
Animali senza acqua né cibo: in gabbie 50 cinghiali
Nel primo sito ispezionato, definito formalmente “rifugio”, i militari hanno trovato oltre 320 animali, tra cui circa 50 cinghiali. Erano rinchiusi in gabbie anguste, senza accesso a cibo né acqua, immersi nel degrado igienico-sanitario più totale.
Le condizioni delle strutture erano incompatibili con qualsiasi standard minimo di benessere animale. In alcuni casi, i cinghiali apparivano disidratati e visibilmente debilitati.
Ma non solo: oltre all’illecita detenzione di fauna selvatica, l’ispezione ha fatto emergere anche un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica, con cavi improvvisati che rappresentavano un pericolo per gli animali e per le persone.
Un secondo allevamento irregolare
Poche ore dopo, un altro intervento ha portato alla scoperta di un secondo allevamento abusivo, sempre nella zona nord della città.
Altri 10 cinghiali venivano cresciuti in cattività illegale, confinati in spazi non idonei e in palese violazione delle normative sul benessere animale. Anche in questo caso, le condizioni riscontrate sono apparse drammatiche.
Sequestri e indagini
A seguito dei controlli, tutti gli animali sono stati sequestrati e affidati alle cure di strutture idonee. Le aree interessate, che presentavano anche criticità ambientali e igienico-sanitarie, sono state poste sotto sequestro giudiziario.
Le indagini proseguono per accertare eventuali responsabilità penali e la rete di complicità che potrebbe aver favorito l’esistenza di questi veri e propri zoo illegali.
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