Toscana

25 novembre. giornata internazionale contro l’eliminazione della violenza sulle donna


Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ArezzoNotizie

Ogni anno il 25 novembre, con grande partecipazione istituzionale e mediatica, si celebra questa giornata, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17/12/1999 con la Risoluzione 54/134, ricordando le Sorelle Mirabal (attiviste politiche della Repubblica Dominicana uccise nel 1960). Una celebrazione spesso però limitata alla commemorazione, alla posa di una panchina rossa o alla pubblicazione di un post sui social, con il rischio di incorrere in un rituale consolatorio, utile a “mettersi la coscienza a posto”, ma incapace di incidere sulle cause materiali che rendono possibile, e riproducono, la violenza maschile contro le donne, non un fatto emergenziale ma un fenomeno strutturale, radicato nei rapporti sociali, economici e culturali che regolano la nostra società. Senza un’analisi delle condizioni materiali di vita: precarietà, dipendenza economica, tagli ai servizi pubblici, isolamento sociale, marginalizzazione delle donne migranti, privatizzazione del welfare familiare, ogni discorso sul contrasto alla violenza rischia di diventare astratto o moralistico. Come Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, sottolineiamo che “il maschilismo, il capitalismo, il colonialismo e il suprematismo razzista sono tutte espressioni della stessa matrice patriarcale. Ricordiamo le parole della compagna partigiana Lidia Menapace quando affermava che le lotte femministe riguardano la condizione e i diritti della maggioranza delle classi popolari e lavoratrici e sosteniamo la lotta femminista e queer, l’intersezionalità nei processi di liberazione e affermazione di diritti sociali e civili”. Il Ministro Nordio che parla di “genetica dei maschi” per trovare un’alibi alla violenza esprime perfettamente, insieme alla collega Roccella, secondo la quale non serve l’educazione sesso-affettiva, le politiche del governo Meloni, guerrafondaio e patriarcale, che, se da un lato inaspriscono le pene per i colpevoli di femminicidio dall’altro, con leggi misogine e transfobiche, attaccano tanto i diritti basilari delle donne come quello all’aborto quanto realtà fondamentali per la prevenzione della violenza di genere e per le politiche femministe come i Centri Antiviolenza. Mentre gli stessi dati statistici sulla violenza alle donne (76 femminicidi e 67 tentati femminicidi, 76 suicidi di donne indotti, 2 suicidi indotti di 2 ragazzi trans, 1 suicidio indotto di una persona non binaria, 1 suicidio indotto di 1 ragazzo- dati 2025 forniti dal NUDM) dimostrano che la cultura dell’abuso, della violenza, della prevaricazione e dell’umiliazione continua a essere centrale all’educazione sentimentale del maschio eterosessuale, il governo rimette alla famiglia, dentro cui si compie la maggior parte delle violenze contro donne e persone LGBTQIA+, quella facoltà educativa che compete al sistema scolastico. Questo in un quadro più generale di aumento delle spese per la militarizzazione e per il riarmo che va a scapito di chi lavora e si trova con i salari più bassi d’Europa, senza ammortizzatori, senza welfare, senza tutele dal ricatto economico (a parte qualche mancia una tantum) che colpisce duramente le donne. Però nella legge di bilancio la guerra è normalizzataa scapito di investimenti in welfare e prevenzione, così come lo è il genocidio del popolo palestinese. Chiediamo invece, a livello nazionale e transnazionale che parte del budget previsto per l’attuazione di queste ideologie patriarcali venga spesa per politiche in sostegno di tutte le donne, a partire dalla parità di genere e dalla prevenzione della violenza maschilista: campagne pubbliche di sensibilizzazione, corsi di formazione in parità di genere sul lavoro, educazione sessuale e affettiva nelle scuole, maggiore agilità nell’assegnazione di fondi alle realtà che nel concreto possono salvare molte vite; ma soprattutto un maggiore impegno strutturale nella prevenzione primaria. Non può esistere lotta di liberazione di tutti i popoli senza la liberazione di tutte le donne, di tutte le soggettività oppresse. Partito della Rifondazione Comunista-SE . Federazione di Arezzo




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