25 milioni di penali e un sogno affondato
Doveva essere il fiore all’occhiello del turismo romano, una meraviglia subacquea nel cuore dell’Eur, a due passi dalla Nuvola di Fuksas. Invece, il “Sea Life” si è trasformato in un gigantesco buco nel terreno e in una delle incompiute più clamorose della Capitale. Un naufragio su terra ferma, a tutti gli effetti.
Venerdì scorso è arrivata la sentenza che certifica il fallimento: il tribunale ha condannato la Mare Nostrum Romae, società che avrebbe dovuto costruire l’Acquario, a pagare 25 milioni di euro di penali a Eur Spa, partecipata del Mef e del Campidoglio. Un colpo durissimo per una società già in concordato fallimentare e con alle spalle quasi vent’anni di ritardi, contenziosi e promesse mancate.
La storia parte nel 2006, con un progetto ambizioso: un acquario da 13mila metri quadri, 100 specie marine, un tunnel panoramico a 360°, attrazione di punta per il Giubileo.
I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2008 e finire in quattro anni. Ma, tra finanziamenti bloccati, investitori in fuga e un’inchiesta della Corte dei Conti, quel sogno si è arenato. I costi sono lievitati da 80 a 120 milioni di euro, mentre i fondi sono evaporati.
E oggi? Il sito ufficiale è sparito, i profili social sono fermi al 2016, e sul terreno scavato sotto il laghetto resta solo silenzio. Niente pesci tropicali, niente turisti. Solo un vuoto che pesa.
Il CdA di Eur Spa ha già rescisso il contratto con Mare Nostrum e cerca ora un accordo che eviti anni di battaglie legali e consenta di riportare l’area nel patrimonio pubblico.
Tra i possibili “salvagenti” si fa il nome di Costa Edutainment, che gestisce l’Acquario di Genova. Ma la sentenza rischia di congelare tutto ancora una volta.
Insomma, quello che doveva essere il secondo polo turistico della città rischia così di restare solo una gigantesca illusione, affondata tra carte bollate e occasioni perdute.
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