25 giugno 1995 quando il rugby e Nelson Mandela sconfissero l’apartheid
C’è una partita di rugby che ricordano anche quanti non sono appassionati della palla ovale. Questa partita ha fatto la storia dello sport, quello è stato il primo mondiale vinto dal Sudafrica, e la Storia con la S maiuscola. Era il 1995, era il Sudafrica che aveva eletto l’anno precedente presidente Nelson Mandela. Proprio lui puntò tutto su quella squadra per ricompattare un paese diviso da anni di apartheid. Il 25 giugno si affrontarono nella finale il Sudafrica e la Nuova Zelanda.
Non sono solo gli sportivi a ricordare quella storia perché quella coppa del mondo, quella storia e quella partita sono state raccontate da Invictus, film di Clint Eastwood in cui Matt Damon interpreta la parte di Francois Pienaar, il capitano degli Springboks, e Morgan Freeman quella di Nelson Mandela.
Invictus è il titolo di una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley amata da Mandela e scelta dal principe Harry per la manifestazione che ha sostenuto fin dalla nascita, gli Invictus Games, competizione sportiva per militari mutilati.
In quei mondiali di rugby lo sport bianco per eccellenza divenne lo sport di una nazione intera, che veniva da decenni di apartheid e che aveva come nuovo capo dello Stato un uomo simbolo della maggioranza nera, un uomo che aveva passato trent’anni in una cella. Lo slogan era chiaro: «One team, one country», «una squadra, una nazione».
A causa del boicottaggio internazionale, proprio per la politica della discriminazione, il Sudafrica non aveva disputato le prime due edizioni della coppa del mondo. Quell’evento, organizzato in casa, fu trasformato da Mandela, con il suo sostegno alla squadra, nella vittoria di un intero paese. I sudafricani vinsero 15-12, dopo i tempi supplementari. La foto di Madiba con la maglia verde degli Springboks mentre premia il capitano della squadra sudafricana è una delle immagini simbolo del secolo scorso. E sono rimaste nella storia le parole del capitano sudafricano che disse «Oggi ho sentito 42 milioni di sudafricani tifare per noi».
Quel mondiale e quella finale raccontano ancora tante storie. Dall’altra parte, negli All Blacks, c’era un giocatore leggendario Jonah Lomu, l’uomo a cui non si poteva non passare la palla, morto ad appena 40 anni. Sullo stadio passò prima del calcio d’inizio un aereo con scritto sotto le ali «Go Bokke!», Forza Springboks. Era talmente vicino che si pensò a un attentato.
Lo stesso rapporto di Madiba con questo sport è una storia a parte. Aveva conosciuto il rugby in carcere perché, si racconta, aveva bisogno di un fornelletto per scaldarsi e il direttore del carcere glielo concesse solo dopo lunghe chiacchierate sulla palla ovale.
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